L’andamento delle materie prime nei primi sei mesi del 2013 è stato molto deludente. Da inizio anno l’indice generale CRB ha perso il 3,5%, anche se le performance sono state molto diverse tra le varie commodity. Alcune hanno messo a segno perdite rilevanti, come l’oro, l’argento e il rame; altre, come il petrolio, hanno registrato continui alti e bassi in un clima di forte volatilità. Ad ogni modo il flop delle commodity può essere attribuito a tre fattori fondamentali. In primis, la fragile ripresa economica frena le aspettative degli investitori.
Poi le materie prime pagano gli effetti distorsivi generati dalle politiche monetarie ultra-espansive delle principali banche centrali mondiali. Infine, si è spezzata la forte correlazione tra equity e commodity che era stata ammirata negli anni precedenti, quando borse e materie prime salivano o scendevano a braccetto. Così, mentre Wall Street e Francoforte segnavano nuovi massimi storici, le materie prime brancolavano nel buio e in certi casi accusavano pesanti battute d’arresto.
► MERCATI FINANZIARI IN BALIA DEL TRADING AD ALTA FREQUENZA
Nell’ultimo decennio questa decorrelazione equity-commodity non c’era mai stata. D’altronde questo stretto legame era basata anche su alcuni presupposti di natura fondamentale. Infatti, se l’economia va bene, il consumo di materie prime aumenta, le aziende incrementano gli utili in bilancio e l’andamento in borsa migliora. Cosa è successo allora negli ultimi mesi? Secondo Massimo Siano, numero uno di ETF Securities in Italia, “la liquidità iniettata dalle banche centrali, e in particolare dalla Fed, non va nell’economia reale ma sta creando una bolla sull’azionario”. Secondo l’esperto, fino a quando non verrà creata inflazione, le banche centrali continueranno a stampare denaro.
► RISCHIO BOLLE FINANZIARIE SUI MERCATI
Siano sottolinea che “il fatto che le commodity non salgono, a partire dal rame, principale indicatore della ripresa, vuol dire che l’economia reale stenta a riprendersi a livello globale”. Il rame viene definito come “la commodity laureata in economia” e fin dagli anni ’70 ha avuto una stretta correlazione con l’azionario. Oggi però questo legame è saltato. Per il 2013 l’andamento delle commodity dovrebbe essere negativo. Secondo Morgan Stanley e Ubs, la ripresa degli Stati Uniti non è sufficiente per sostenere il recupero dei prezzi delle materie prime.