L’andamento dei mercati emergenti nei primi cinque mesi e mezzo dell’anno è stato piuttosto deludente. Ci si aspettava di più soprattutto dai BRIC, ovvero Brasile, Russia, India e Cina, le grandi potenze economiche emergenti nel panorama del commercio internazionale. Il rallentamento delle economie occidentali e l’incertezza sulle strategie di politica monetaria della Fed hanno favorito la frenata di molti paesi emergenti, che hanno sperimentato un forte rallentamento della crescita. Molti paesi hanno rafforzato le misure anti-shock, in particolare le riserve valutarie, ma i rischi di crolli sono reali.
Gli investitori sono spaventati dalle turbolenze dei mercati finanziari e dalle ricadute sui paesi emergenti più vulnerabili. Secondo Pablo Goldberg di Hsbc, “”gli investitori in paesi emergenti hanno di fronte un dilemma: da una parte la crescita locale meno forte punta a far preferire i bond sulle azioni; dall’altra una ripresa Usa non ancora notevole ma stabile ha rinnovato la preoccupazione che l’inizio della fine del quantitative easing americano sia più vicino di quanto si sia atteso”.
► GRECIA DIVENTA UN “MERCATO EMERGENTE”
In base ai dati emersi da una recente analisi di Markus Jeager di Deutsche Bank Research, ci sono paesi emergenti che appaiono più esposti ai rischi di shock sui mercati finanziari e altri in grado di sostenere l’urto. Una misura utilizzata per effettuare questo genere di valutazioni è quella delle riserve valutarie della banca centrale. Viene utilizzata la cosiddetta “regola Greenspan-Guidotti”, secondo la quale il rapporto tra le riserve valutarie e il fabbisogno esterno a 12 mesi non dovrebbe superare il 100%. Da questo punto di vista un paese emergente messo male sembra essere la Turchia.
► COME INVESTIRE IN BORSE EMERGENTI NELLA SECONDA PARTE DEL 2013
Ankara convive da qualche settimana con pericolose tensioni sociali. Il paese era stato promosso di recente da Moody’s al livello “investment grade”, ma ora la situazione è a rischio: la borsa di Ankara è in caduta libera, il rendimento dei bond è in ascesa e la lira è sotto pressione. Il rapporto tra riserve valutarie e fabbisogno esterno a un anno è balzato sopra il 200%. Tra i paesi a rischio c’è anche il Sudafrica, che soffre delle tensioni sociali e del calo delle commodity. Disco verde, invece, per Messico, India e Polonia. Non vengono evidenziati per ora particolari rischi per i colossi del gruppo degli emerging markets, ovvero Cina, Brasile, Russia e Corea del Sud.