Il declino del dollaro è destinato a continuare e il suo posto verrà preso dall’euro, che quindi potrebbe sostituire il biglietto verde quale standard monetario. Con il cambio euro-dollaro a un soffio da quota 1,50, la rivoluzione valutaria sembra procedere spedita, alimentando le preoccupazioni di molti dei governi di Eurolandia, Francia in testa e Italia compresa.
Difatti il deprezzamento del dollaro non implica necessariamente un abbattimento totale dell’economia americana, essa è più forte di quanto riflesso dal tasso di cambio, allo stesso modo l’apprezzamento della valuta europea non significa necessariamente che l’economia comunitaria vada a gonfie vele, anzi, se l’euro si apprezza oltre un certo limite, ci perde in competitività: se sempre più dollari occorrono per ottenere un euro allora i Paesi stranieri che comprano beni da noi, diminuiranno la loro domanda poichè per comprare beni europei dovrebbero prima acquistare euro, a caro prezzo. Forte apprezzamento della valuta significa quindi da un lato aumento della credibilità monetaria, dall’altro perdita in termini di competitività e quindi riduzione delle esportazioni ed infine riduzione del PIL.
C’è un altro aspetto, con l’apprezzamento dell’euro, per le aziende europee si apre la possibilità di giocare con questo cambio. Si potrebbe delocalizzare la produzione al di fuori dell’Ue proprio perché con pochi euro si ottengono più dollari e quindi l’azienda sopporterebbe minori costi di produzione; è quello che è accaduto verso la Cina negli ultimi anni.
Ora anche la EADS, capogruppo di Airbus ha ribadito la necessità di delocalizzare parte della produzione fuori dall’area dell’euro; l’amministratore delegato di Eads, il francese Louis Gallois aggiunge che il tasso di cambio del dollaro è tale che occorre cercare di avere costi in dollari, il che vuol dire andare sia in paesi a basso costo sia in paesi dell’area del dollaro, secondo il manager la società sarà costretta a fabbricare parti di aereo, portelloni, elementi della carlinga e delle ali fuori dall’Europa, in paesi come Tunisia, Marocco e Brasile. E questo riguarderà anche i fornitori di Eads e Airbus, ha precisato Gallois, riguarderà tutti i velivoli, ma non riguarderà tutte le parti dei velivoli.
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