Il prezzo del petrolio continua a scendere. Il Wti è calato a 87,1 dollari al barile. Siamo ai minimi storici e non accadeva dal luglio dello scorso anno. Il Brent europeo tocca invece quota 90,76 dollari. Soltanto oggi ha lasciato sul terreno 1,35 dollari come ventisette mesi fa. Da ultimo, l’OPEC basket, altrimenti noto come parametro delle quotazioni del greggio nei paesi OPEC, è sceso ieri sotto quota 90 dollari, a 89,37 dollari. Siamo in questo caso ai minimi storici da giugno del 2012.Le ultime ore dunque non sono state positive per il petrolio. Il crollo è dovuto, come in altri casi sul mercato, al crollo delle valutazioni di crescita da parte del Fondo Monetario Internazionale, nonché a una tendenza che di per sè era già al ribasso da alcune settimane e che distacca il prezzo desiderato dai produttori OPEC e le quotazioni del greggio. Lo scarto è al momento di 10 dollari tra domanda e offerta.L’organizzazione avente sede in Austria ha fissato per il prossimo mese la prossima riunione e malgrado a settembre il segretario generale Abdallah El Badri abbia ritenuto che dovrebbe esserci un taglio futuro alla produzione, i segnali che provengono dal Medio Oriente paiono andare nella direzione opposta, con l’Arabia Saudita, l’Iraq e l’Iran desiderosi di tagliare i prezzi di listino, anziché la produzione, sebbene Riad abbia già fatto diminuire l’output ad agosto.
L’OPEC detiene il 40% della produzione mondiale di petrolio con i suoi 30 milioni di barili al giorno. La produzione potrebbe essere tagliata a 29,5 milioni, ma permangono dubbi su questa scelta, nel caso in cui dovesse essere assunta o meno, perché nessun produttore sembra desideroso di perdere quote di mercato, mostrandosi disponibile ad ingaggiare una battaglia sui prezzi.