Dramma in Borsa a Shanghai, con i listini nella più totale bufera. A condizionare visibilmente i mercati ci ha pensato anche l’attesa decisione di oggi presso la «Central Economic Work Conference», l’incontro a porte chiuse in cui i vertici del Partito decidono la rotta dell’economia, sulla possibile revisone al ribasso delle stime di crescita per il 2015 dal 7,5& al 7%.
La borsa di Shanghai, ovvero il più grande mercato azionario cinese ha concluso la giornata facendo un pesantissimo crollo pari al 5,43% a 2.856,27 punti, all’indomani del record raggiunto ieri quando ha oltrepassato per la prima volta i 3.000 punti. Soltanto quattro anni fa la Cina viaggiava al ritmo di oltre il 10 per cento. Le condizioni sono dunque cambiate visibilmente e sono molte
Ma cosa ha provocato lo spavento degli investitori e il conseguente crollo del mercato cinese? Sono sicuramente da tenere in considerazione anche le voci relative ad un giro di vite sull’utilizzo dei `corporate bond´ quali collaterali per i finanziamenti di breve termine.
Non finisce qui. Sui mercati asiatici, oltre ai realizzi seguiti ai recenti rally, connessi all’inatteso taglio dei tassi di interesse in Cina, pesa inoltre il crollo del prezzo del petrolio, che, sceso a nuovi minimi che non si vedevano da cinque anni a questa parte. Il crollo del prezzo del greggio continua dunque a impattare sui titoli petroliferi e i minerari. Proprio questi due settori spingono in decisa flessione anche la borsa di Sydney in Australia (-1,68%), con Santos (-7,23%) e Bhp Billiton (-4,05%) tra i titoli piu’ ceduti, mentre sono soprattutto PetroChina (-4,34%) e Cnooc (-4,56%) a pesare su Hong Kong, giu’ del 2,34%. Negative anche Seul (-0,4%) e Taipei (-0,64%).