Anatel, autorità brasiliana delle telecomunicazioni ha approvato la scissione di Telco, contenitore che detiene il 22,4% di Telecom Italia, condizionata dall’uscita di Telefonica dal capitale entro diciotto mesi e dal congelamento dei suoi diritti di voto per lo stesso arco di tempo.
Nel corso del mese di giugno il board di Telco ha esercitato l’opzione di scissione della holding. Cosa succede ora in termini di ‘spartizione delle azioni’? Generali avrà, successivamente alla scissione, quasi il 4% di Telecom Italia; Intesa Sanpaolo e Mediobanca l’1,6% a testa; Telefonica il 14,8%. A seguito dello scioglimento della holding, la società spagnola è ora il primo azionista di Telecom Italia che in Brasile gestisce Tim Participacoes, concorrente di Vivo, controllata a sua volta dal colosso tlc spagnolo.
Negli ultimi mesi, poi, si è parlato moltissimo sull’uscita di Telecom dal mercato brasiliano o, in alternativa, sul consolidamento della propria presenza mediante una fusione con Oi. Alcuni importanti consulenti finanziari hanno nel tempo analizzato entrambi gli scenari e sono giunti di recente ad una importante conclusione circa questa operazione così paventata:
Una fusione con Oi potrebbe essere sostenibile, subordinata alle sinergie realizzabili e una chiara valutazione delle concessioni future di Oi e alle passività potenziali. In alternativa, si ritiene che un’offerta su Tim Brasil possa avere un senso economico con una transazione a un multiplo enterprise value/ebitda sopra 8 volte, che spiegherebbe un sicuro premio di controllo e una parte dei benefici ottenibili dagli offerenti. In ogni caso gli analisti di Banca Imi ricordano che il management di TI ha più volte dichiarato di puntare a un multiplo di 10 volte l’ev/ebitda per uscire dal Brasile.