Tutti gli addetti ai lavori lo sanno. Eccetto sorprese dell’ultima ora oggi alle 14.30 Mario Draghi, governatore della Bce dall’anno 2011, annuncerà il tanto atteso Quantitative Easing.
Ma cos’è esattamente il Quantitative Easing? Perché riveste questa vitale importanza?
Nella sua visione più semplice, il Quantitative Easing può contribuire a risollevare la sorti dei prezzi conducendo la loro dinamica verso livelli stabili proprio per effetto della quantità di moneta. Una quantità maggiore di euro in circolazione (3.000 miliardi invece di 2.000, secondo l’obiettivo espresso dalla Bce), a parità di prodotti in vendita, dovrebbe elevare il costo in euro di beni e servizi.
Sostengono, infatti, gli esperti sulla base del QE americano:
L’esperienza della Fed, che con il QE dal 2008 a oggi ha espanso il suo bilancio da circa 600 miliardi a quasi 4.500 miliardi di dollari, dimostra le cinghie di trasmissione dalla banca centrale alla vita delle imprese e dei cittadini sono in realtà più articolate. Il QE della Fed ha ridotto i tassi a lungo termine in America, cioè il costo sostenuto da un imprenditore o da una famiglia per indebitarsi. In parte i tassi dei titoli a lungo termine scendono proprio perché dalla banca centrale arriva un’onda di liquidità per comprare quei bond. In parte lo fanno perché chi vende quei bond alla banca centrale, reinveste poi i proventi comprandone altri titoli sul mercato, dunque l’effetto di riduzione dei tassi si trasmette a cerchi concentrici in molte parti dell’economia. A loro volta tassi più bassi favoriscono gli investimenti, l’occupazione e la ripresa dell’attività e dei prezzi al consumo. L’altro effetto del QE, conseguenza diretta della enorme quantità di denaro creata, una svalutazione la moneta e dunque un aiuto all’export.