Il governo ha ampliato i fondi da mettere a disposizione per il comparto delle rinnovabili, anche se con aliquote più basse rispetto al precedente regime. Nello specifico, il governo è pronto a estendere gli incentivi oltre la scadenza del tetto massimo dei 5,8 miliardi di euro, previsto per gli impianti non solari.
Il regime regolatorio precedente, infatti, contemplava il termine degli incentivi per il settore al raggiungimento di un tetto di spesa di 5,8 miliardi, tetto che sarebbe poi sceso negli anni per le quote in scadenza degli impianti più vecchi. Il nuovo decreto del governo, secondo quanto riportato dalla stampa, prevede la possibilità di riciclare le quote di incentivi in scadenza per nuovi impianti, mantenendo così il tetto di 5,8 miliardi di euro di spesa costante nel tempo.
Le quote di incentivo saranno più basse dei regimi passati: -40% per il minieolico, -18% per il minihidro ma favoriranno investimenti in biomasse. Naturalmente non sono mancate le proteste dalle rappresentanze del settore (per AssoRinnovabili il decreto incentivi non appare sufficiente a garantire un quadro di ulteriore sviluppo) per i tagli agli incentivi sui nuovi impianti.
Ma in realtà il decreto consente di programmare nuovi investimenti, non attesi precedentemente, anche se con rendimenti ridotti. Gli analisti di Mediobanca Securities hanno calcolato che i nuovi incentivi potrebbero avere un valore più o meno fino a 350 milioni di euro, ma credono che i livelli di incentivi delineati potrebbero porre un punto interrogativo sui rendimenti raggiungibili e sulla sostenibilità economica degli investimenti potenziali.
“Il governo sembra ritenere che i nuovi impianti possano essere sviluppati senza sovvenzioni supplementari. Crediamo che il meccanismo d’asta nel business eolico, e il relativo prezzo basso di partenza di 110 euro a MWh, rappresenti un ostacolo per investire nel mercato eolico italiano, a causa dei rendimenti poco interessanti sul capitale investito”, precisano gli analisti di Mediobanca.