Se prima non c’era un programma preciso, ora ci sono una serie di opzioni per salvare la Grecia.
Sul tavolo delle proposte imbastito da Atene e dal Brussels Group (la ex Troika di Ue, Bce e Fmi) sono finiti due programmi contrapposti per superare l’impasse nella quale è finita la Grecia.
Da una parte, il premier Alexis Tsipras ha inoltrato le idee del governo di Syriza per sbloccare gli aiuti; un vademecum considerato ancora troppo generico da parte dei creditori internazionali. Dall’altra parte, si attende la controproposta-ultimatum che rischia di rappresentare l’ultima chance per Atene di sbloccare i 7,2 miliardi di euro di aiuti. I creditori sarebbero propensi ad accettare l’idea che il surplus di bilancio di quest’anno stia sotto l’1%, lanciando un primo segnale di compromesso possibile visto che Atene ha chiesto lo 0,8%.
Durante la giornata sono contemplati numerosi summit, sia a livello tecnico che politico (Tsipras stasera incontrerà, a Bruxelles, Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Ue), ma proprio da Bruxelles precisano che “la soluzione non è prevista in serata”. Per l’italiano Pier Carlo Padoan, comunque, “l’accordo è vicino”; una posizione rafforzata dal presidente Francois Hollande (“siamo a poche ore da un possibile accordo”), che per il governatore Bce, Mario Draghi, “deve essere forte”.
Il numero uno greco deve giocare non solo sul fronte internazionale, ma anche su quello interno: l’ipotesi che un eventuale accordo venga sottoposto a referendum sta perdendo quota, ma la fronda estrema del partito – quella che non vuole in alcun modo piegarsi ai diktat di Berlino o dei falchi Ue – è già sul piede di guerra e parla di possibili elezioni. Il tutto, quando mancano poche ore (scadenza il 5 giugno) per rimborsare 305 milioni al Fmi (nell’ambito di un mese che pesa per 1,6 miliardi di prestiti in scadenza): sarà difficile reperire le risorse e all’orizzonte l’eventualità di un blocco ai c/c pare sempre più probabile.