L’Italia rimane a pochi centimetri dalla deflazione malgrado i leggeri segnali di ripresa su base annua. A gennaio, infatti, i prezzi sono cresciuti dello 0,3% in confronto al 2015, ma rispetto a dicembre si registra un calo dello 0,2%.
L’aumento su base annua è imputabile al ridimensionamento della flessione dei beni energetici e ai rincari dei trasporti. Al netto di alimentari non lavorati ed energia, l’inflazione di fondo cresce portandosi allo 0,8% (dallo 0,6% di dicembre). La crisi, tuttavia, non molla la presa e i prezzi del “carrello della spesa” con i beni alimentari, per la cura della casa e della persona si riducono dello 0,1% a gennaio su dicembre e aumentano dello 0,4% su base annua (con rincari dimezzati dal +0,9% del mese precedente).
Il ribasso mensile dell’indice generale è soprattutto imputabile alla diminuzione dei prezzi dei beni energetici (-1,7%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,5%) e degli alimentari non lavorati (-0,5%); a contenere il calo, è l’aumento dei prezzi dei servizi vari (+0,2%), degli altri beni (+0,2%) e degli alimentari lavorati (+0,1%). L’inflazione acquisita è dunque pari a -0,4%, principalmente per la dinamica dei prezzi dell’energia.
Su base tendenziale a gennaio i prezzi dei beni fanno registrare una variazione nulla (era -0,1% a dicembre) mentre il tasso di crescita dei prezzi dei servizi sale a +0,7% (da +0,3% del mese precedente). Di conseguenza, in confronto a dicembre, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si amplia di tre decimi di punto percentuale.
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della abitazione e della persona si riducono dello 0,1% su dicembre e aumentano dello 0,4% su base annua (da +0,9% del mese precedente). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto si riducono dello 0,3% in termini congiunturali e registrano un aumento su base annua dello 0,2% (la variazione tendenziale era nulla a dicembre).