In un periodo alquanto difficile per le transazioni oltre confine, l’export italiano tiene botta maggiormente alla crisi contingente se comparato all’import, permettendo di conseguenza alla bilancia commerciale tricolore di migliorare, nell’ultima rilevazione dell’Istat, in confronto a quanto fatto nel 2015.
Esportazioni (-1,5%) ed importazioni (-2,4%) sono diminuite nel mese di marzo. Il surplus commerciale è salito tuttavia a 5,4 miliardi, contro i 3,8 miliardi del marzo 2015.
Il calo annuale delle vendite di Made in Italy nel marzo scorso (-1,1%) si spiega esclusivamente con il calo dei flussi fuori dal Vecchio continente (-5,2%). Nello specifico hanno sofferto i Paesi dell’America Latina e i membri dell’Opec. Le vendite verso il Belgio (+16,9%), gli Stati Uniti (+11,2%), la Repubblica ceca (+8,1%), il Giappone (+7,9%) e la Francia (+5,7%) sono state invece in rilevante espansione.
Le difficoltà dei mercati emergenti sono chiare ancora di più, se si osserva l’intero primo trimestre 2016. Rileva l’Istat:
Tra gennaio e marzo, in confronto all’ultimo trimestre 2015, la dinamica dell’export (-1,7%) risulta in flessione ed è da ascrivere quasi esclusivamente all’area extra Ue (-3,0%). Al netto dei prodotti energetici la diminuzione è stata più contenuta (-1,0%) e i beni strumentali hanno mostrato una lieve espansione (+0,2%). Il saldo del primo trimestre dell’anno ha raggiunto 9,3 miliardi (15,2 miliardi al netto dei prodotti energetici).
Non a caso la ripresa italiana del 2016 è affidata alle dinamiche dell’economia interna: sempre l’Istat, nello studio odierno dedicato alle prospettive economiche tricolori, sottolinea che la domanda interna al netto delle scorte contribuirebbe positivamente alla crescita del Pil per 1,3 punti percentuali, mentre la domanda estera netta e la variazione delle scorte fornirebbero un contributo negativo pari a un decimo di punto percentuale ciascuna.