Alle porte potrebbe esserci un nuovo Dieselgate. Questa volta, nell’occhio del ciclone potrebbe finirci Renault. Perché?
Un rapporto del governo francese avrebbe omesso dettagli significativi sul modo in cui la compagnia automobilistica avrebbe diminuito le emissioni dei gas delle sue vetture diesel nei test ufficiali. A rivelarlo è una fonte più che autorevole: il Financial Times, che ha menzionato la testimonianza di 3 dei 17 membri della commissione che il mese scorso ha pubblicato il rapporto.
Nell’indagine, diffusa a luglio, si conclude che alcuni modelli Renault avrebbero emesso ossidi di azoto a livelli da 9 a 11 volte più alti di quelli previsti dalle leggi Ue. Tuttavia il rapporto non avrebbe incluso tutti i dettagli dell’indagine, compreso il fatto che il dispositivo NOx trap, che intrappola gli ossidi di azoto, nell’auto sportiva Renault Captur sarebbe andato in sovraffaticamento durante i test ma non su strada, lasciando intendere che la società potrebbe avere manipolato illegalmente il controllo delle emissioni.
I tre membri della commissione sostengono che non c’è alcuna prova che Renault abbia usato dispositivi illegali per manipolare diversamente le emissioni nei test rispetto a quelle su strada, ma aggiungono che ulteriori investigazioni dovrebbero essere condotte per capire come mai le auto si comportino diversamente durante i test. E temono che gli omissis potrebbero essere legati al fatto che il governo francese abbia una partecipazione del 20% in Renault e sia stato reticente per questo motivo.
“Il rapporto è stato scritto dallo Stato che ha deciso che doveva restare confidenziale”, ha sottolineato Charlotte Lapitre, membro della commissione e executive di France Nature Environnement, che raccoglie tutte le associazioni ambientaliste francesi. Alla borsa di Parigi al momento il titolo Renault scende contro corrente rispetto al mercato dell’1,54% a 72,72 euro.