Il governatore della BCE Mario Draghi, alla prima riunione annuale della banca centrale, ha voluto rassicurare i mercati, contro le voci dei falchi, e al meeting di Francoforte, la politica monetaria europea è uscita invariata. Quindi stimolo della liquidità, attraverso i QE e l’acquisto delle obbligazioni, e tassi di interesse, non saranno cambiati. Credito a costi minimi quindi, con il tasso principale allo 0%, quello marginale di rifinanziamento alle banche allo 0,25% e per i depositi bancari ancora il -0,40%. D’altra parte, i dati sull’inflazione, seppur in timida ripresa, non lasciano sperare in previsioni crescita sostenuta per l’Europa, e gli stimoli potrebbero essere anche aumentati attraverso nuovi QE, se la crescita dell’inflazione dovesse arrestarsi di nuovo.
La BCE continuerà ad acquistare 80 miliardi di euro al mese di obbligazioni fino ad aprile, per poi scendere a 60 miliardi fino alla fine dell’anno.
Alla politica della banca centrale resta contraria la Germania, che vorrebbe un controllo maggiore dei conti, nel timore che l’inflazione schizzi in alto. Pericolo questo, decisamente poco realistico, vista la situazione dell’Eurozona, che non riesce a far decollare l’economia in quasi tutti i paesi. D’altra parte l’inflazione è ferma ad un +1,7%, e le previsioni più ottimistiche la vorrebbero al massimo al 2%, nel 2017. Decisamente poco per rinunciare agli stimoli monetari e rilanciare il credito, che nel 2016, almeno in Italia, ha visto un boom del 26% nell’erogazione dei mutui.