Voci di dimissioni per il Presidente della Commissione europea, e un alleato in meno per l’Italia, nel momento in cui è sul tavolo la richiesta di flessibilità sui conti pubblici, da parte del nostro paese, dopo la sfortuna del terremoto e il problema dell’immigrazione. Juncker era un alleato dell’Italia, che non poteva essere lasciata sola di fronte agli sbarchi, mentre invece i falchi vorrebbero commissariare Roma. Sul tavolo la richiesta di correggere il bilancio per 3,4 miliardi, ma sullo sfondo una decisione, quella del Presidente Juncker, che vorrebbe in questo modo accelerare l’integrazione federale degli stati nell’Unione Europea. Una mossa choc che in molti, a Bruxelles, vorrebbero scongiurare in questo momento così delicato, con le presidenziali francesi alle porte. Il fulcro è il libro bianco di rilancio dell’Europa, che Juncker vorrebbe approvato. In tutto questo l’Italia è alla finestra in attesa di sapere se dovrà correggere dello 0,2% il bilancio per non incorrere nel caos della procedura d’infrazione. Un caos politico soprattutto, con il governo Gentiloni a tempo, e lo spettro di elezioni politiche complicate. Bruxelles ha fretta di vedere l’Italia a posto con i conti, e il 22 febbraio, mercoledì, tutte le carte saranno in tavola. Qui, Junker, potrebbe svolgere il ruolo di mediatore delle regole.