Meno tasse sul lavoro e più Iva: è questo il quadro salva conti pubblici che si evince dalle parole del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, nonostante tale ipotesi fosse stata scartata senza se e senza ma dal passato premier Matteo Renzi e sancita all’interno del Def in modo ufficiale e permanente. Per ora.
Le famose clausole di salvaguardia dei conti , ovvero gli aumenti automatici dell’Iva e delle accise, sono al momento disattivate: ciò non toglie che il ministro dell’Economia sembra essere tutt’altro che felice per questa posizione, nonostante nel Def recentemente firmato sia stata apposta anche la sua di firma. E lo ribadisce nel corso di un’intervista con “Il Messaggero”: far salire Iva ed accise rappresenterebbe “un’opzione sostenuta da buone ragioni”. E spiega:
Lo scambio tra Iva e cuneo fiscale è una forma di svalutazione interna che beneficia le imprese esportatrici, che sono anche le più competitive, le quali non possono più avvantaggiarsi del tasso di cambio. Si tratta di una ricetta classica e siccome io sono un tecnico ricordo che nelle scelte politiche non si possono ignorare gli aspetti tecnici, e viceversa. Diciamo che è un’opzione sostenuta da buone ragioni.
Il punto è: verrà intrapresa questa strada? E quando sarà fatto se lo stop verrà rispettato? Dal punto di vista tecnico è difficile dare torto al ministro, ma portando in campo quella che è la situazione degli italiani non sarebbe più giusto eliminare tutti gli sprechi derivanti dalla gestione della Casta e favorire in modo più netto il benessere della popolazione?