Per ciò che concerne Unicredit, vi è solo l’azionista arabo Aabar sopra il 5% del capitale: è stato il presidente Giuseppe Vita a dare un quadro preciso dell’attuale situazione dell’istituto in apertura dei lavori dell’assemblea dove era presente il 49,9% del capitale.
Piccola nota: il 65% dell’attuale capitale di Unicredit è al momento in mano ad istituzionali esteri come Capital Research e BlackRock. Detto questo, al momento tutta l’attenzione è focalizzata su quello che sarà l’aumento di capitale da 13 miliardi che ha tagliato il numero dei soci storici, i non performing loans ed Alitalia e l’abbandono di Luca Cordero di Montezemolo (che rimarrà come consigliere, N.d.R.) dal ruolo di vicepresidente, oggi formalizzata ufficialmente. Un decisione, come reso noto
in coerenza con l’evoluzione della governance della banca raccomandata dal comitato Corporate Governance, nomination and sustainability, da lui stesso presieduto, anticipando così l’attuazione di una delle novità da attuare con il rinnovo del Consiglio di Amministrazione.
Tante piccole cose che non fanno altro che anticipare la riforma della governance del gruppo necessaria dopo gli “addii” causati dalla ricapitalizzazione. Si tratta di un work in progress che punta ad uno snellimento della classe dirigenziale dell’istituto, non solo per una questione di risparmio ma soprattutto perché tale “percorso” sembra essere piaciuto particolarmente al mercato ed agli investitori che vedono nella spinta al risparmio dell’istituto una base ottimale e punto di partenza per quelle che saranno le politiche future.
Sarà curioso vedere ora cosa uscirà fuori da questa assemblea e quali saranno le decisioni prese in merito ai temi più caldi, Alitalia tra tutti.