Era una azione in qualche modo già annunciata con lo stesso commissariamento: la prima cassa integrazione straordinaria (Cigs) di Alitalia arriverà a breve, per salvare il salvabile e rendere più appetibile la compagnia ad investitori esteri, tra i quali figura nuovamente, ed a sorpresa, Lufthansa.
Il malumore è ovviamente alle stesse e i sindacati hanno già indetto cortei di protesta e scioperi che difficilmente serviranno a fermare gli iter in corso. Per quanto dolga dirlo, la soluzione che avrebbe creato meno danno è stata gettata alle ortiche con il no al referendum ed il tempo di trattative a favore del lavoratori è quasi del tutto esaurito: la Cigs interesserà circa 830 lavoratori di terra e 430 naviganti . Quella a terra riguarderà le funzioni corporate, chief people & performance officer, chief financial officer, chief information technology officer, chief strategy & planning officer, customer e chief ops officer.
Una soluzione che ovviamente non piace e che, hanno sottolineato i commissari, potrà essere applicata nelle diverse aree sia a zero ore che a rotazione: dipenderà dalle esigenze di produzione e delle attività da svolgere. Si ritorna sempre allo stesso punto: non ci si può aspettare un piano migliore se lo si è già rigettato ponendo di conseguenza in essere la situazione attuale, nella quale non si può pretendere né un maggiore intervento statale né un investimento in perdita di coloro che Alitalia hanno tentato di salvarla.
Forse effettivamente solo con l’annuncio della cassa integrazione straordinaria chi ha osteggiato soluzioni più accettabili si renderà conto che sarebbe stato meglio scendere a compromessi prima piuttosto che fronteggiare ora il tracollo economico.