La Confcommercio pubblica i dati riguardanti la ricchezza economica prodotta, e le notizie, per il sud Italia, sono pessime. Praticamente invariata la ricchezza prodotta negli ultimi ventanni, tanto da essere molto simile a quella che veniva creata nel 1995. La variazione in 20 anni è stata considerata praticamente nulla, e ha abbassato anche la media nazionale, con una divisione tra il nord e sud, sempre più evidente. Per Confindustria, la situazione meridionale è ormai diventata un’emergenza, tanto da richiamare l’attenzione del Ministro Calenda, che ha assicurato che l’Iva rimarrà invariata anche il prossimo anno. Anche i consumi non decollano al sud, con un incremento irrisorio del 1,4%, rispetto al 18,8% del nord. Il confronto tra le due macroregioni è impietoso, con uno scarto tra regioni ricche e povere di ben il 76%. In Germania, tanto per fare un paragone, questo scarto è del 33%.
Burocrazia, malavita, disorganizzazione e infrastrutture sono nel mirino dei critici. In particolare la criminalità organizzata sembra essere una delle principali cause delle difficoltà meridionali, a testimonianza che le varie organizzazioni mafiose non sono state affatto sconfitte, ma sono più vive che mai. Ci sono alcune sacche economiche che riescono ad emergere, ma nel complesso, la situazione non migliora, e viene considerata pessima.