Il Qatar è sotto il mirino di numerosi paesi che hanno imposto un embargo che Doha ha chiaramente mal digerito, con condizioni giudicate inaccettabili, e che mirano a spezzare il nuovo legame con Teheran. A farne le spese potrebbero essere alcune apparecchiature che basano il loro funzionamento sull’elio, comprese le Tac, visto che il Qatar esporta circa il 25% della produzione di questo gas nel mondo. Ora gli impianti sono lentamente ripartiti, nel paese arabo, dopo i 20 giorni di embargo, ma la comunità scientifica ha già gridato il monito di un’eventuale mancanza del gas nobile che serve a tante apparecchiature.
L’elio non serve solo a gonfiare i tanto amati, dai bambini, palloncini colorati, ma anche alla propulsione a reazione, per le risonanze magnetiche, nella produzione dei superchip e quella delle bombole da sub.
Il Qatar dispone di enormi giacimenti di questo gas fondamentale in chimica che ora è fermo nei giacimenti arabi, in attesa che la situazione si sblocchi. Anche gli altri fornitori sono in crisi, e si potrebbero avere numerose ripercussioni soprattutto in ambito medico.
Il 13 giugno il Qatar ha interrotto l’estrazione e la produzione del gas, che non è possibile stoccare per lungo tempo nelle condizioni climatiche che offre la Penisola Araba. Il mondo non può nemmeno più contare sull’immenso deposito che fu costituito nel 1925 negli USA, perché oggi è stato privatizzato e ridimensionato. Ora il Qatar ha ripreso a produrre elio, trasportandolo via mare, invece che via terra attraverso l’Arabia Saudita, oggi nemico principale.