Il giudizio della Consob non farà del bene alla società di Bollorè: non vi sono dubbi, secondo la stessa, che Vivendi controlli Telecom Italia, con tutte le conseguenze legate a tale fatto. Tra le quali la possibilità che la stessa debba accollarsi in bilancio i debiti della società di telecomunicazione italiana per una cifra di 27 miliardi circa.
E di certo non è quello che Vincent Bollorè si augura accada. Si legge nel comunicato della Consob:
Ad esito di una approfondita analisi della normativa in vigore e degli elementi di fatto la Consob ha concluso che la partecipazione di Vivendi in Tim debba essere qualificata come una “partecipazione di controllo di fatto” ai sensi dell’art. 2359 del codice civile e dell’art. 93 del Tuf, oltre che della disciplina in materia di operazioni con parti correlate.
Il giudizio dell’ente chiama in causa l’assemblea dello scorso 4 maggio dove Vivendi aveva la “ragionevole certezza” di poter disporre dei voti sufficienti per nominare la maggioranza dei consiglieri di Tim e quindi di poter esercitare il controllo sulla gestione della partecipata. In questo modo la società “ha acquisito tale controllo di fatto in modo relativamente stabile“, aggiungendo tale componente a quello che rappresenta l’attuale composizione del management di Telecom Italia. Basti pensare che tre dei dieci amministratori designati da Vivendi, su un totale di 15 hanno ruoli dirigenziali di vertice e il ceo, Arnaud de Puyfontaine, ha deleghe “pesanti” all’inteno del gruppo. Anche l’uscita di Flavio Cattaneo e le sue motivazioni vengono chiamate in causa in tal senso.
Bisognerà vedere ora quali obblighi scatteranno per Vivendi.