D’ora in poi, quando si parlerà di cause civile intentate contro degli ex banchieri, questa sentenza diventerà un vero e proprio modello di riferimento. Si tratta di un precedente che diventerà valido e a cui ci si potrà appellare anche per tutti gli altri crac bancari che si sono verificati in questi ultimi anni.
Stiamo parlando della sentenza che è stata emessa dal Tribunale dell’Aquila, che ha condannato due ex banchieri della Cassa di Risparmio di Teramo al pagamento di un’epocale somma che si avvicina ai 400 milioni di euro. Una cifra dovuta a titolo di risarcimento nei confronti della Banca Popolare di Bari, che diede avvio alla causa tramite un’azione di responsabilità. I due ex banchieri in questione sono Antonio Di Matteo e Claudio di Gennaro. Ebbene, il risarcimento è stato previsto in 192 milioni di euro per il primo e in 172 milioni di euro per il secondo. Una cifra totale che arriva a ben 368 milioni di euro.
Non sono certamente noccioline, ma d’altro canto è la giusta condanna per chi aveva concluso tutta una serie di irregolarità e operazioni strane durante la propria gestione della Cassa di Risparmio teramana. Dopo che quest’ultima è passata nelle mani della Popolare di Bari, gravando in modo anche piuttosto pesante sul bilancio di quest’ultima, l’istituto pugliese non ci ha pensato due volte ad avviare una causa contro i due ex amministratori.
Le motivazioni? In riferimento a Di Matteo è stata riconosciuta la sua responsabilità in merito ad un gran numero di irregolarità compiute durante il suo mandato alla Tercas, tra cui anche perdite su credito e operazioni su azioni proprie. Numerose anche le irregolarità riconosciute a Claudio Di Gennaro, che ha svolto il ruolo di vicepresidente della Cassa di Risparmio di Teramo dal 1998 al 2010. D’altronde, la sentenza di primo grado ha incastrato anche lui.