Per i Bitcoin al momento le banche americane dicono no ai futures: prima sono necessari degli stress adeguati. E dato l’andamento volatile della materia prima come dare torto da questo punto di vista? Va anche riconosciuto però che al momento il valore delle criptovaluta si aggira intorno ai 14 mila 500 dollari.
Duemila in più circa rispetto a 24 ore prima per una capitalizzazione di mercato di 247 miliardi di dollari . E’ normale che le banche statunitensi siano preoccupate e richiedano aiuto alle autorità di controllo sottolineando che al momento il comparto finanziario non è preparato per il lancio di contratti future su questa moneta. Grandi nomi parte della Futures Industry Association non temono il palesare dei loro timori: tra di essi vi sono Goldman Sachs, JP Morgan Chase e Citigroup, broker di un certo livello, che non ci hanno pensato due volte a mettersi in contatto con la CFTC, la Commodity Futures Trading Commission. La stessa che proprio la scorsa settimana ha autorizzato le Borse di Chicago, CME Group e CBOE Global Markets a programmare nei prossimi 10 giorni il lancio dei nuovi futures sulle criptovalute.
Una protesta quindi e ben squillante che si aggiunge alle numerose diatribe in corso per ciò che riguarda i Bitcoin: è impossibile ignorare, ad esempio, cosa è successo con Nicehash: il marketplace per la creazione di critpovalute presente sul cloud ha fatto sapere che un gruppo di hacker ha violato i suoi sistemi prelevando una cifra indefinita che viene valutata al momento nel settore intorno ai 60 milioni di dollari. O ancora il fatto che la borsa australiana, ASX Ltd, ha detto che inizierà a usare la tecnologia blockchain per le transazioni sui titoli azionari risparmiando in questo modo molte spese inutili.