Facebook pagherà le tasse maturate nei singoli paesi dove sviluppa utili. E’ questo l’annuncio fatto ieri dal colosso di internet, fino ad ora assoggettato, come tanti altri grandi del web allo speciale regime in atto a Dublino, generalmente più conveniente.
Ecco quindi che, a parole povere la sede di Facebook di Milano verserà al fisco il giusto quantitativo percentuale derivante dalla vendita di pubblicità in Italia. Sottolinea Dave Wehner, responsabile della divisione finanziaria:
Facebook ha deciso di spostarsi verso una struttura locale di vendita nei paesi in cui abbiamo un ufficio che si occupa di aiutare le vendite agli inserzionisti locali. Crediamo che spostarsi verso una struttura locale di vendita fornirà maggiore trasparenza ai governi e ai decisori politici che nel mondo hanno chiesto maggiore chiarezza sui ricavi associati alle vendite sostenute localmente nei loro Paesi. Renderemo operativi nuovi sistemi e la fatturazione il prima possibile, per garantire una transizione verso la nostra nuova struttura senza interruzioni.
Ecco quindi che la trasformazione riguarderà i 35 uffici dislocati fuori dai confini degli Stati Uniti ed inizierà con l’inizio del prossimo anno per essere completato entro il 2019. La vera domanda da porsi è: perché Facebook ha deciso di eseguire questo cambiamento dato che il sistema irlandese le ha consentito di risparmiare milioni di euro di tasse?
I dati ufficiali vogliono che per ciò che riguarda l’Italia Facebook nel 2015 ha versato al Fisco 203 mila euro a fronte dei 7,5 milioni di euro di profitti denunciati. E che negli Stati Uniti potrebbe ben presto trovarsi a dover pagare una mega multa di oltre 5 miliardi di euro proprio per via dello schema irlandese tenuto finora. Se si pensa che altrettanto potrebbe accadere con la Comunità Europea è abbastanza comprensibile perché Facebook stia pianificando di sistemarsi a livello legale. Giocando di fatto d’anticipo.