Le festività hanno rallentato tutte le attività finanziarie, e solo l’esplosione all’oleodotto libico ha dato uno scossone al prezzo del petrolio. Per il resto non ci sono state notizie o dati importanti, e le transazioni sono state basse. Le borse di conseguenze hanno avuto andamenti altalenanti. In Asia, se Tokyo chiude con un piccolo rialzo, Shangai segna un piccolo ribasso. Piccoli negativi anche a New York, dove il Dow Jones segna un -0,1% e il Nasdaq un -0,3%. Anche il mercato valutario ha avuto poco da dire, con valutazioni stabili. L’euro è quotato 1,8888 sul dollaro, anche se il giorno di Natale aveva avuto uno scossone negativo, quando in poche ore aveva perso fino a quasi 1,16 sul biglietto verde. Cose che capitano con le nuove tecnologie e le vendite automatiche degli algoritmi, che hanno pensato alle prese di profitto per il giorno della natività.
Solo l’Italia sembra avere qualcosa da annunciare, ma a livello politico. Tramontata la speranza di approvare lo ius soli in questa legislatura, ci si avvia alla fine del mandato politico naturale di questo parlamento. Già domai dovrebbero essere sciolte le camere per andare poi a votare senza ritardi, a inizio marzo. La conseguenza è minima, per una notizia attesa. Un piccolo ritocco in basso dello spread, a 147 punti e rendimento decennale all’1,88%. Oggi torna al lavoro l’ufficio di presidenza della commissione banche, per un incontro tecnico con il quale si inizieranno a porre le basi per la relazione conclusiva, mentre negli Stati Uniti saranno pubblicati i dati sulla fiducia dei consumatori.
Sale l’oro, a 1288 dollari l’oncia, e come detto sale il petrolio, a causa dell’esplosone di un oleodotto libico. Wti sopra i 60 dollari ieri, e a 59,70 dollari al barile oggi. Brent a 66,68 dollari al barile.