Cambia la strategia di investimento della FCA? Fiat e Chrysler hanno mostrato che la loro unione è in grado di smuovere i mercati e far lavorare alacremente gli investitori senza ombra di dubbio, ma è impossibile non notare come ultimamente si stia puntando su uno specifico mercato.
Che vede purtroppo l’Italia allontanarsi da quelle che sono le strategie da applicare e che iniziano man mano a spaventare coloro che qui nel belpaese ancora producono automobili per la Fiat. Il problema? Consta principalmente nel fatto che Ginevra Sergio Marchionne si è limitato a confermare che a giugno ci sarà la presentazione del nuovo piano industriale quadriennale ed al contempo la sua uscita. Il tutto correlato alla necessità per il gruppo di riuscire a risanare tutto il debito del gruppo (che ammontava nel 2017 a 2,5 miliardi di euro) e arrivare ad un attivo di 4-5 miliardi.
Nessuna idea è stata ancora rivelata, ma è pur vero che l’indotto non produce più nuovi modelli da due anni e che il mercato ha dato segni di flessione in questi ultimi mesi. Non solo: nonostante la domanda in calo gli investitori continuano ad avere fiducia in FCA, facendo fluttuare le azioni del gruppo sui 17 euro sia a Wall Street che a Piazza Affari. Quale situazione dipingono questi segnali contrastanti? E’ la domanda che ci si pone, insieme alla questione dazi sollevata da Donald Trump: in caso di necessità dove si tenderebbe per risparmiare e guadagnare a far andare la maggior parte della produzione? Ovviamente negli Stati Uniti, come tra l’altro in qualche modo conferma lo stesso Marchionne sottolineando come “se si dovesse fare la guerra dei dazi fino alla fine vincerebbe l’America“. Parlando con i giornalisti al termine della riunione dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei ha infatti specificato che “non cambieranno gli investimenti di Fca, ma potrebbero esserci impatti sul mantenimento di una base in America“.
Sarà necessario osservare con molta attenzione l’evolversi della situazione.