La Bce ha deciso di muoversi in maniera opposta a quella appena presentata dalla Fed: se da una parte vi è un aumento dei tassi ed una politica “dura”, nell’Eurozona appare ancora necessario mantenere gli stimoli, nonostante la crescita archiviata.
Un assaggio di questo modo di pensare della Banca centrale Europea lo si era avuto ad inizio mese quando senza mezzi termini il Consiglio Direttivo aveva sottolineato che rimaneva necessario mantenere un ampio grado di stimolo monetario per dare modo alle spinte inflazionistiche di fare il loro lavoro nel medio periodo. E proprio sull’inflazione la Bce ha sottolineato:
Il perdurare del sostegno monetario necessario a un ritorno durevole dell’inflazione verso livelli inferiori, ma prossimi al 2% è offerto dal proseguimento degli acquisti netti di attività, dalle rilevanti consistenze di attività acquistate e dai futuri reinvestimenti, nonché dalle indicazioni prospettiche sui tassi di interesse.
Per quanto l’economia italiana e quella statunitense siano legate non bisogna dimenticare che le basi sulle quali lavorare sono diverse e che nella fase “quantitative easing” gli Stati Uniti sono già passati, mettendo in atto quelle stesse strategie che ora vengono impiegate nell’Eurozona. Non deve quindi stupire che si sia deciso di lasciare i tassi di interesse di riferimento della Bce invariati: ci si deve aspettare che continuino a rimanere in tal modo ancora a lungo. E’ stato sottolineato nella riunione dello scorso 8 marzo:
Le informazioni che si sono rese disponibili dopo la riunione di politica monetaria di gennaio, comprese le ultime proiezioni, hanno confermato una dinamica dell’espansione economica dell’area dell’euro forte e generalizzata[…]. Tali prospettive di crescita hanno confermato la fiducia del Consiglio direttivo nel fatto che l’inflazione convergerà verso l’obiettivo di un tasso inferiore ma prossimo al 2% nel medio termine. [Esse] devono ancora mostrare segnali convincenti di una sostenuta tendenza al rialzo.
Insomma, la Bce è alla ricerca di maggiore solidità, soprattutto per ciò che concerne alcuni Stati membri come l’Italia.