La Bce, sebbene in questi giorni sia passato quasi inosservato, lancia ancora una volta un monito nei confronti degli Stati membri per ciò che concerne il sistema previdenziale: la necessità di riformare le pensioni, secondo la banca centrale europea, è ancora alta se si vogliono salvare i conti pubblici.
Non si possono quindi fare passi indietro a meno che non si voglia vedere i propri sistemi crollare. Sottolineano gli esperti europei all’interno del report della riunione di inizio mese:
Le dinamiche demografiche avranno implicazioni macroeconomiche e fiscali fondamentali per l’area dell’euro. In particolare, l’invecchiamento comporterà un calo dell’offerta di lavoro e avrà probabilmente effetti negativi sulla produttività. L’invecchiamento demografico comporterà anche dei cambiamenti nei prezzi relativi, per motivi principalmente riconducibili a spostamenti della domanda, in particolare con incrementi della domanda di servizi. Ci saranno anche ulteriori pressioni al rialzo sulla spesa pubblica per pensioni, assistenza sanitaria e cure a lungo termine. Ciò renderà problematico per i paesi dell’area ridurre il consistente onere del loro debito e assicurare la sostenibilità dei conti pubblici nel lungo periodo.
Ed è importante rimanere sulla buona strada soprattutto per quei paesi che hanno dato il via alle riforme pensionistiche mentre erano in piena crisi come l’Italia. Soprattutto ora che a causa del cambiamento politico la legge vigente è stata messa in discussione: è molto difficile che si possa trovare una soluzione sostenibile per “ritornare indietro“.
Cosa succederà sarà possibile da comprendere solo con il passare dei mesi. La Bce il suo monito per ora l’ha lanciato: toccherà ai governi comportarsi come si deve.