Spotify ha finalmente debuttato in Borsa, sbarcando al New York Stock Exchange sotto il simbolo Spot con un prezzo di apertura pari a 165,90 dollari, corrispondente ad una capitalizzazione di mercato da 29,5 miliardi. Un esordio niente male.
Soprattutto perché ha lanciato la piattaforma streaming al terzo posto nella classifica dei collocamenti iniziali di gruppi tecnologici, dietro Alibaba e Facebook. Quel che è immediatamente possibile notare è che il titolo ha sperimentato un rialzo del 25,7% con la sua quotazione di apertura rispetto alle indicazioni di 132 dollari. Il collocamento diretto della società, ovvero senza la protezione di sottoscrittori e che immette sul mercato le azioni esistenti, ha dato i suoi frutti: il titolo Spot ha poi fatto il resto, rimanendo intorno ai 160 dollari per azione con un guadagno pari a circa il 20% rispetto la quotazione iniziale.
Gli analisti non escludono scossoni futuri, sebbene per il momento siano ottimisti sulle quotazioni. Quel che è impossibile non notare è che l’arrivo di Spotify a Wall Street è riuscito a dare una certa stabilità al mercato azionario statunitense sostenendo involontariamente anche gli altri titoli tecnologici. Gli outlook al momento divergono sul titolo, così come le raccomandazioni: questo deve essere considerato normale data la tipologia di servizio. Non dobbiamo dimenticare che il creatore di Spotify ebbe questa magnifica idea appena sedicenne e dopo essere stato “rifiutato” da Google.
Tanto osteggiato inizialmente ora viene visto come il possibile salvatore del comparto tecnologico nel mercato: sarà così? E’ ancora presto per dirlo: di certo se Spot avrà le giuste capacità di tenuta, tutto potrà accadere.