In attesa del parere del Tribunale di Milano sul ricorso da lei presentato, e mentre si aspettano resoconti sull’assemblea straordinaria Telecom prevista per oggi, Vivendi attacca Elliott Management in merito alla sua intenzione di spodestare la società francese come socio di maggioranza in Tim.
Inutile tirarla troppo per le lunghe: Vincent Bollorè non ci sta a subire il “contrattacco” di Elliott in merito alla gestione della società di telecomunicazioni e se a questo si unisce il fatto che per mesi Consob e Governo abbiano richiesto a Vivendi di rispettare le regolamentazioni relative alle tlc senza successo, è facile comprendere come ci si possa trovare davanti ad una pentola a pressione pronta ad esplodere.
Il cda straordinario di oggi ha all’ordine del giorno alcune integrazioni alle informazioni richieste dalla Commissione in vista dell’assemblea del 24 aprile nella quale i nuovi membri del cda verranno votato in attesa, ovviamente, del parere del giudice Elena Riva Crugnola al quale il procedimento di Telecom e Vivendi è stato affidato: la stessa dovrà decidere se consentire o meno di votare la revoca di un board teoricamente già decaduto per via delle dimissioni dei suoi consiglieri. Commenta in una nota Vivendi:
Elliott afferma di sostenere strategia di Amos Genish ma in realtà vuole imporre un nuovo, differente corso focalizzato sullo smantellamento del Gruppo. Elliott non spiega come quel piano possa essere implementato con un Cda diviso. Non spiega neppure come intende imporre una nuova strategia ad Amos Genish e al suo team senza il supporto del principale azionista della società. Difficile anche credere al supporto di Elliott al piano industriale Digitim con in aggiunta una lista di altre proposte, molte delle quali sono state già prese in considerazione e respinte come impraticabili o potenzialmente dannose per la stabilità finanziaria della società in un momento cruciale. Per fare un esempio, basta citare quei paesi dove la separazione della rete è stata un fallimento.
Ad essere chiamato in causa è anche il mantenimento di una governance italiana di Telecom: come andrà a finire?