Intesa Sanpaolo sigla un accordo con Intrum di tipo vincolante, per la gestione dei crediti deteriorati: la firma è arrivata ieri dopo il via libera ottenuto dal consiglio di amministrazione. Scopriamo insieme cosa prevede la partnership tra i due.
La prima cosa? La costituzione di un operatore di primo piano nel servicing di Npl nel mercato italiano con l’integrazione delle piattaforme italiane di Intesa Sanpaolo e Intrum. Il servicing sarà di circa 40 miliardi di euro con il 51% in mani a Intrum ed il 49% da Intesa all’interno di un contratto decennale. Questa operazione non solo comprenderà importanti piani di sviluppo commerciale della nuova piattaforma nel mercato italiano ma coinvolgerà circa mille dipendenti tra i quali 600 provenienti dal gruppo Intesa Sanpaolo.
L’istituto cederà e cartolarizzerà un importante portafoglio di crediti deteriorati pari a 10,8 miliardi di euro a lordo delle rettifiche di valore: valori che complessivamente si inseriscono nella strategia della riduzione del profilo di rischio del Piano di Impresa 2018-2021 di Intesa al fine di ridurre l’incidenza stessa dei non performing loans. Insomma, una decisione che non solo migliorerà il bilancio della banca ma che ha già convinto investitori e broker che con i loro “buy” hanno spinto il titolo in Borsa e mettendo d’accordo la maggior parte degli analisti sulla validità dell’operazione e dei suoi sviluppi. Come spiegano gli esperti di Credit Suisse:
L’operazione permetterà a Intesa Sanpaolo di raggiungere una percentuale di crediti deteriorati sui crediti totali al 9,6% con un impatto limitato sulla copertura delle Npe dal 57% al 53.
E non solo: anche l’indice di solidità patrimoniale, rimanendo secondo i calcoli, superiore al 13% fully loaded, sarà capace di dare maggior visibilità alla capacità della banca di pagare dividendi cospicui nei prossimi anni.