Non si può cantare vittoria sull’inflazione: per quanto un’accelerazione ci sia stata è troppo presto per abbassare la guardia. E’ questo in generale il messaggio di Mario Draghi che ne approfitta per confermare sia la fine del quantitative easing a dicembre e per sottolineare che i tassi di interesse rimarranno invariati fino all’estate 2019.
Tornando a parlare dell’inflazione, essa è sì arrivata al 2% tanto voluto ma solo grazie all’aumento dei prezzi dell’energia, qualcosa che non rimarrà stabile e che crea un quadro generale che “deve esser sostenuto”, perché l’inflazione core, ovvero quella che esclude energia, tutti gli alimentari, il tabacco e l’alcool, è ancora allo 0,9% sebbene sia previsto un miglioramento. Da segnalare anche l’aumento dei salari che inizia ad essere legato a rinegoziazioni della retribuzione e non più ad eventuali straordinari. ha spiegato il presidente della Banca Centrale Europea nel corso del suo intervento:
Nonostante le incertezze sul commercio globale, i dati indicano che l’Eurozona precede su un terreno di crescita solida e diffusa, [ma] uno stimolo monetario significativo è ancora necessario.[…] L’incertezza che circonda le prospettive di risalita dell’inflazione sta diminuendo, quindi l’istituzione si attende che la risalita verso i livelli auspicati prosegua e che verso fine anno anche l’inflazione di fondo, quella depurata dalle voci più volatili, mostri un rafforzamento.
E per ciò che concerne Donald Trump ed i suoi dazi contro l’Europa, è da sottolineare con soddisfazione che sia stata raggiunta almeno per il momento un’intesa tra il presidente americano e quello della Commissione Ue Jean-Claude Juncker nella speranza che le relazioni commerciali tra i due paesi si mantengano stabili e prive di problemi.