Le agenzie di rating fanno paura all’Italia. Ora che politicamente il Governo si è insediato si è reso anche conto che vi è la necessita di sottostare a determinate regole e lavorare di concerto con la Banca Centrale Europea per poter mantenere i conti in ordine.
A quanto pare le forze politiche al potere si stanno rendendo conto che un downgrade generalizzato è qualcosa che in materia di investimenti ed economia è qualcosa che la penisola non può permettersi. Bisogna agire per il meglio e farsi trovare pronti per il momento in cui tra fine agosto ed il 10 settembre, Moody’s e le altre renderanno noti i loro “voti”. Una fonte citata da La Stampa che ha chiesto di rimanere anonima ha spiegato che a prescindere dai proclami pubblici Palazzo Chigi ha aperto un importante canale di dialogo con la BCE e con Mario Draghi per comprendere quale sia il modo migliore di agire per l’economia italiana. Più nello specifico vi sarebbero stati importante scambi con Paolo Savona e Giancarlo Giorgetti.
Quest’ultimo ha condiviso tramite le pagine di Libero quello che è stato il confronto con Mario Draghi:
[Mario Draghi] mi dice che l’Italia deve fare i compiti. Ma non è detto che debbano essere quelli stabiliti da altri. Quel che conta, sostiene anche Draghi, è aumentare produttività e ricchezza. Le idee dei professori e dei progressisti hanno fallito, magari le nostre funzionano. Sono preoccupato il giusto, ma l’attacco io me lo aspetto: i mercati sono popolati da affamati fondi speculativi che scelgono le loro prede e agiscono. Abbiamo visto cos’è accaduto a fine agosto nel ’92 e sette anni fa con Berlusconi. Il governo populista non è tollerato. La Ue teme che, se funziona in Italia, altri Paesi possano imitarci.
Va sottolineato: alla fine l’importante è non subire un downgrade.