Il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio sta puntando sulla creazione di una società unica per ciò che concerne internet e la banda larga, chiamando direttamente in causa Tim ed Open Fiber nel corso dell’intervista occorsa presso “Non è l’arena” su LA7.
Dando in questo modo la conferma alle indiscrezioni relative ad entrambe le aziende di Telecomunicazioni. Ha infatti dichiarato:
Stiamo lavorando per creare le condizioni affinché si crei un unico player italiano che permetta la diffusione per tutti i cittadini di internet e banda larga. Non c’è nessuna volontà di fare espropri proletari: lo faremo dialogando con tutti e pensando ai posti di lavoro. Io credo che entro la fine dell’anno anche il dossier Tim vada chiuso.
Una fusione che però non può essere obbligata: si deve infatti ricordare che si tratterebbe di un’operazione che coinvolgerebbe aziende private e quotate in Borsa ma che secondo i bene informati conterrebbe l’introduzione di un sistema di remunerazione della rete, la quale tornerebbe in regime di monopolio, che favorirebbe l’integrazione tra le infrastrutture nell’interesse delle due società sopracitate.
Praticamente si tratterebbe di un sorta di “modello Terna” dove verrebbe fissato in anticipo il ritorno sugli investimenti e quindi caratterizzato da un profilo di rischio in pratica inesistente per gli azionisti. Al momento non vi è ancora nulla di concreto, necessitando il sistema per dare via all’operazione una specifica legge che lo consenta. Detto ciò, la parte più difficile sarebbe quella di convincere prima di tutto Tim che dovrebbe assegnare un valore alla rete, scorporarla e passarla alla nuova newco che dovrebbe prevedere anche l’ingresso di altri.
Da una parte in Tim vi sono Vivendi ed Elliott in lotta, dall’altra Enel e CDP non concordi a particolari “inciuci”.