L’atteggiamento dell’Italia sulla manovra e le eventuali conseguenze del suo comportamento spaventano anche il numero uno della Fed Jerome Powell, che sostiene come il danno che potrebbe venire causato all’economia europea rischierebbe di coinvolgere il resto del mondo.
Un po’ come accadde con la crisi dei mutui subprime in America dieci anni fa. Il cenno alla situazione italiana è stato fatto da Powell durante il suo discorso all’Economic Club ia New York dove il “braccio di ferro” tra il Governo e la Commissione Europea viene vista come possibile “fonte di rischio” e una di quelle situazioni particolari “che potrebbero innescare tensioni in qualunque momento. Va detto che contestualmente alle possibili tensioni derivanti dall’Europa il presidente della Federal Reserve ha già i suoi problemi a cui pensare a causa di Donald Trump: sembra infatti che quest’ultimo sia riuscito a fare pressione, portando ad un rallentamento della corsa ai tassi di interesse che sembrava ormai scontata:
I tassi d’interesse sono ancora sotto gli standard storici, e rimangono appena sotto il livello considerato neutro per l’economia, ovvero che non stimolano o rallentano la crescita economica. Non c’è un percorso prestabilito: faremo molta attenzione a quello che ci dicono i dati economici e finanziari. Come sempre, le nostre decisioni sulla politica monetaria saranno prese per tenere l’economia sui binari, alla luce del diverso outlook relativo a posti di lavoro e inflazione. Il graduale rialzo dei tassi d’interesse è un esercizio di bilanciamento dei rischi. Sappiamo che muovendoci troppo velocemente rischieremmo di compromettere l’espansione, ma sappiamo anche che muovendoci troppo lentamente, tenendo i tassi d’interesse molto bassi per troppo tempo, si rischia di creare altre distorsioni, nella forma un’inflazione più alta o di destabilizzazione degli squilibri finanziari.
Sarà curioso vedere se lo scenario cambierà con l’insediamento della nuova Camera a gennaio.