Il premier Giuseppe Conte ha affrontato diversi argomenti nel corso della sua Conferenza di Fine anno e come ci si aspettava ha toccato alcuni punti cardine collegabili alla manovra: tra di essi quello dell’Iva, sul quale il primo ministro sembra abbastanza certo dell’intoccabilità.
Nel corso della sua esposizione non sono mancate stoccate ai colleghi precedenti ed al loro operato:
Ci impegniamo a evitare l’incremento dell’Iva. Per il 2020 e 2021 le clausole salvaguardia recano dei numeri importanti ma non vorrei fosse trascurato il fatto che in pochi mesi abbiamo recuperato 12,5 miliardi per neutralizzare l’incremento dell’Iva, eredità del governo precedente. I fondamentali del sistema economico italiano sono solidissimi, certo abbiamo un debito che incute un certo timore, ma è sotto controllo e non così spaventoso, siamo la settima economia del mondo e abbiamo un forte risparmio privato. Abbiamo dovuto rivedere la crescita all’1% perché ci siamo accodati ma ciò non significa che siamo rassegnati a una crescita bassa.
Un discorso senza dubbio comprensibile quello di Giuseppe Conte ma che allo stesso tempo rischia di scontrarsi con una eccessiva euforia sulla manovra non giustificata dai numeri. Importante ad ogni modo anche ciò che stato espresso proprio sulla stessa:
Non è affatto vero che la manovra sia stata scritta a Bruxelles, è stata scritta in Italia. Tutte le volte che mi sono seduto con Bruxelles non ho mai consentito che mettessero in discussione i punti qualificanti della manovra e devo dare atto loro che non hanno mai cercato di valutare nel merito tali punti. [Si favoriranno i cittadini] attenuando il cuneo fiscale, portando l’Ires al 15%, la nuova cedolare secca al 21%. Abbiamo realizzato un’opera redistributiva privilegiando alcune fasce sociali.