Non è ottimista Ignazio Visco, presidente di Bankitalia, quando pensa al 2019 ed alla recessione tecnica: tutt’altro. E durante il congresso di Assiom Forex non ha mancato di lanciare un monito ben preciso: bisogna fare attenzione all’incertezza dei conti.
Il capo della banca centrale italiana non chiama in causa manovre correttive o simili strumenti ma pone l’attenzione su quelli che sono i rapporti tra Stato e Banche e di come sia importante, davanti ad un calo delle previsioni sul Pil netto come quello avvenuto, fare sì che i conti pubblici siano a posto il più presto possibile.
[Ad essere pericolose sono] le debolezze proprie del nostro Paese, in primo luogo l’incertezza sulla crescita, oltre che sull’orientamento della politica di bilancio e sulla ripresa di un percorso credibile di riduzione del peso del debito pubblico sull’economia. [Vi sono] fattori di rischio rilevanti, di origine sia internazionale che interna.
Quali? Per prima cosa la vulnerabilità presentata dai paesi emergenti e quelle che potranno essere le conseguenze di un inasprimento dei dazi commerciali tra Cina e Stati Uniti se non verrà trovato un accordo, subito seguita dalla possibilità che vi sia un nulla di fatto tra la Commissione Europea e la Gran Bretagna per ciò che concerne possibili nuovi negoziati e l’opzione di un hard brexit. Per ciò che concerne i pericoli “interni” vanno sottolineate le criticità legate al braccio di ferro con l’Europa per la manovra che hanno causato un “marcato aumento dell’incertezza” ed la conseguente impennata dello spread sul debito pubblico che ha colpito poi d rimando anche il “costo della raccolta obbligazionaria del settore privato“. Questa incertezza ha portato al “ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese segnalato dalle nostre indagini e il peggioramento delle attese sulla domanda estera“. E sottolinea:
L’accordo con la Commissione è stato raggiunto per il 2019, ma per il 2020-21 restano da definire numerosi aspetti e, specialmente, il futuro delle cosiddette clausole di salvaguardia. Se fossero disattivate senza prevedere misure compensative, il disavanzo si collocherebbe intorno al 3 per cento del Pil in entrambi gli anni.
Qualcosa che l’italia non può permettersi.