Era stato annunciato ed è accaduto: Cassa Depositi e Prestiti è salita in capitale all’interno di Telecom. Non fino al 10% che si vociferava un po’ dovunque ma fino ad un più modesto 5,03%. Cosa accadrà ora?
La prima cosa da sottolineare è che il suo appoggio alla governance Elliott seppur di poco è aumentata e questo non è fattore da poco date le tensioni continue del fondo con il socio di maggioranza ma estromesso dal cda Vivendi. La seconda è che un maggiore peso della controllata dello stato non significa per forza che lo scorporo della rete avverrà più in fretta.
Almeno stando ai rumor che vogliono l’assenza della questione all’interno del piano aziendale preparato dall’ad Luigi Gubitosi nonostante i passi di avvicinamento con Open Fiber che sembravano essere stati fatti nelle ultime settimane. Sono bastate queste “chiacchiere di corridoio” a portare il titolo Telecom al ribasso dopo un percorso positivo importante. Tornando al problema della governance, Vivendi ha inviato a sindaci e Consob un report sul “mancato rispetto delle regole di Corporate governance da parte di alcuni amministratori” al fine di richiedere degli “accertamenti puntuali e definitivi” all’intero dell’azienda. De Puyfontaine ha sottolineato, per essere più precisi, che si tratta di una mossa che nasce “nell’adempimento degli obblighi che fanno capo a ciascun amministratore per consentire quegli accertamenti, puntuali e definitivi, che certo non rientrano nei poteri del sottoscritto“.
Quel che sembra, visto dall’esterno, è che sia l’ennesimo tentativo di riprendere in mano una maggioranza perduta forse non tenendo da conto della necessità di far crescere Telecom piuttosto che bloccarla.