Quella di Alitalia è una situazione che sembra ingarbugliarsi più che mai con il passare del tempo piuttosto che semplificarsi. Fra non molto Ferrovie dello Stato dovrà presentare la sua offerta vincolante: perché allora si parla di salvataggio con le bollette della popolazione?
A lanciare l’allarme sono state diverse associazioni di categoria del settore dell’energia che spulciando il decreto Dignità hanno scoperto una norma che prevede che possa essere effettuato un prelievo da 650 milioni di euro dalla Csea (Cassa per i servizi energetici e ambientali, N.d.R) per garantire la continuità operativa di Alitalia. Un fondo che di solito viene utilizzato proprio per mantenere basse le tariffe di luce e gas e che viene “anticipato” dalle bollette pagate dai consumatori. Il prelevare dalla suddetta cassa potrebbe trasformarsi in un aumento dei costi energetici per i clienti che in questo modo è come se si trovassero a pagare direttamente per il salvataggio della compagnia italiana.
Detto ciò, e considerando il fatto che addirittura Lufhtansa sta nuovamente palesando interesse, è stato reso noto come la “cassa” di Alitalia abbia in sé 460 milioni di euro rispetto ai 486 dello scorso febbraio. Cosa significa questo? Che potrebbe sostenere l’attuale situazione di commissariamento per un anno ma che allo stesso tempo accelerare i tempi sulla formazione della Newco sarebbe necessario. Spiega il commissario Paleari:
Non c’è un problema di cassa. La cassa si consuma ma non si esaurisce. Ci basterà per tutto quest’anno. E prevediamo che durerà almeno ancora un anno: la cessione dovrebbe essere completata molto prima, il termine per l’offerta è il 15 giugno.
Il punto è: si riuscirà a chiudere in tempo? E quando sarà operativa la nuova compagnia?