L’Europa non intende cedere e soprattutto non crede alle parole contenute nel report del Ministro Giovanni Tria: per l’Italia, nell’immediato futuro, sembra proprio esserci la procedura di infrazione.
Era qualcosa che, numeri alla mano, ci si doveva aspettare: sebbene nessuno avesse intenzione di toccare il baratro, a quanto pare il botto non si è proprio riusciti ad evitarlo. Nella sua risposta la Commissione Europea è stata chiara, parlando della lettera del responsabile del Mef:
È una spiegazione che mitiga solo in piccola parte la mancata riduzione del debito. Inoltre sono le scelte politiche del governo ad aver contribuito a questo rallentamento del Pil con un effetto negativo su fiducia e accesso al credito.
Insomma, un quadro tutt’altro che roseo che rischia di affossare ancor di più questa Italia che ha bisogno di crescere ma che viene al contrario affondata proprio da quelle “decisioni” che per essere efficaci sarebbero dovute essere state portate avanti con più lentezza e senza “bruciare” denaro che non era presente in cassa. Il dito viene puntato principalmente sulla mini riforma delle pensioni chiamata “Quota 100” e su come è stata messa in atto:
Cancella in parte gli effetti positivi delle riforme delle pensioni e indebolisce la sostenibilità del bilancio italiano nel lungo termine. Fa salire la spesa pensionistica, togliendo risorse a investimenti e istruzione, danneggia la forza lavoro e la crescita potenziale.
Tradotto in poche parole, per il beneficio di pochi, pagano tutti gli altri. E questo è qualcosa che l’economia italiana non poteva e non può permettersi. Per risolvere la situazione sono necessari circa 3,4 miliardi da trovare entro l’inizio di luglio: sarà possibile?