La BCE non bada a spese per sostenere l’economia europea ed evitare una possibile crisi: è arrivato infatti il via libera ad un nuovo round di quantitative easing da novembre ed un taglio dei tassi sui depositi.
Cosa ha spiegato Mario Draghi alla BCE
Mario Draghi, alla sua penultima riunione da governatore della Banca Centrale Europea, ha annunciato la messa in pratica dei mezzi di stimolo monetario che negli ultimi mesi erano stati paventati come possibile soluzione ai problemi economici di un Europa che nonostante tutto faticava a crescere. Ecco quindi che i tassi sui depositi sono stati tagliati dello 0,5% (10 punti base) e un nuovo giro di quantitative easing è stato approvato: dal prossimo novembre e fino a che sarà necessario, la BCE ricomincerà a comprare i titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona per 20 miliardi di euro al mese. Tutte mosse intraprese in virtù soprattutto della necessità di raggiungere il 2% di inflazione necessario affinché venga trovata crescita stabile.
Tra le altre cose Mario Draghi, nel corso dell’ultima conferenza stampa ha annunciato il cambio della forward guidance ovvero la previsione sui movimenti futuri dei tassi. E’ stato infatti ribadito come vi sia necessario di una politica monetaria accomodante per il bene dell’Europa e di come i tassi di interesse rimarranno a questi livelli, o addirittura ancora più bassi fino a che l’outlook dell’inflazione non punterà in maniera sostenuta verso il 2% necessario e non presenterà una convergenza consistente in tal senso.
Le reazioni dei mercati alle decisioni della BCE
Ma quali sono state le reazioni dei mercati alle decisioni di politica monetaria della BCE? A quanto pare positive, con le Borse europee in rafforzamento rispetto a questa mattina, l’euro sotto 1,1 dollari e i btp apprezzati: la verità è che già nelle ore che hanno preceduto la riunione le varie piazze già avevano messo in conto i possibili strumenti annunciati, nonostante alcuni analisti non vedessero il quantitative easing come una possibilità cronologicamente vicina.
Nel corso della riunione la BCE ha, tra le altre cose, tagliato le previsioni sul Pil all’1,1% per il 2019 (rispetto all’1,2% di giugno, N.d.R.) all’1,2% per il 2020 ed ha confermato la previsione dell’ 1,4% per il 2021. Anche l’inflazione è stata vista al ribasso a 1,2% e 1,5% nel triennio 2019-2021.
Anche per ciò che concerne le banche sono arrivati degli strumenti di supporto: prima di tutto la nuova serie di maxi prestiti a lungo termine o Tltro la cui scadenza sarà estesa da due a tre anni e poi il tasso applicato sulle operazioni inferiore per quegli istituti credito che riversano più denaro sull’economia reale, eliminando di fatto la maggiorazione dello 0,1% sul costo del denaro.