Il Fondo Monetario internazionale teme quantitative easing e tassi negativi: è questo che si intuisce da ciò che il nuovo direttore generale Kristalina Georgieva ha dichiarato in merito alla situazione macroeconomica mondiale in questo momento.
Quantitative easing pericoloso per FMI
E’ un dato di fatto: i tassi negativi sono una realtà ormai nel mondo della finanza. Si parla di ben 15mila miliardi di dollari in obbligazioni statali e societarie caratterizzati dagli stessi ai quali dovranno aggiungersi, secondo le stime, altri tre anni dove almeno un quinto dei Titoli di Stato che verranno emessi presenteranno tassi negativi. A questo bisogna poi aggiungere che, sempre per il Fondo Monetario Interazionale, vi è un debito aziendale globale a rischio di default pari a 19mila miliardi di dollari: insomma la situazione è tutt’altro che rosea al momento, data l’incapacità di molti stati di sistemare quelle che sono le criticità delle imprese.
E per quanto pensati per sostenere l’economia e portare a nuovi investimenti, il quantitative easing rischia di avere degli effetti collaterali indesiderati proprio nei settori nei quali si spera possa essere più utile. Questo perché la forte dose di liquidità immessa nel mercato dalle banche centrali per combattere il rallentamento dell’economia ha spinto le aziende ad indebitarsi mentre la loro capacità di restituzione si è andata indebolendo e continua a d indebolirsi. Il problema? In caso di rallentamento economico “importante“, sottolineando dall’Fmi, “le prospettive sarebbero preoccupanti” perché in caso di crisi globale aziende e banche potrebbero risentire anche più del dovuto di ciò che avverrebbe proprio per questa esposizione maggiore presente a monte.
Tassi negativi riducono redditività per FMI
I tassi negativi, come anticipato ormai da considerare una realtà del mercato, potrebbero portare problematiche di un certo livello ad alcune istituzioni bancarie più deboli e questo nonostante l’aumento della “resilienza del settore bancario“, cresciuta “grazie alla regolamentazione e alla supervisione più strette introdotte dopo la crisi finanziaria globale“. Non si può infatti ignorare come i “tassi negativi e le curve dei rendimenti più piatte abbiano ridotto le attese sulla reddititività degli istituti di credito e la capitalizzazione di mercato di alcune banche è scesa a bassi livelli”. Al quale bisogna aggiungere anche un potenziale problema di esposizione in dollari come accaduto in Turchia e dare vita a ricadute non preventivate su quegli Stati che “ricevono prestiti transfrontalieri in biglietti verdi“.
Il Fondo Monetario Internazionale consiglia quindi di agire nell’immediato per “mitigare i rischi alla stabilità finanziaria” affrontando per prima cosa “le vulnerabilità delle imprese con una supervisione e una vigilanza macroprudenziale più strette“, dando allo stesso tempo il necessario supporto alle banche.