La BCE ha fatto sapere di essere ufficialmente al lavoro sull’emissione di una valuta digitale: quella che fino a qualche tempo fa era solo un’indiscrezione che circolava negli ambienti finanziari europei e ora diventata realtà grazie all’annuncio di Yves Mersch, membro del Board e vice presidente del Consiglio di Vigilanza.
BCE al lavoro su valuta digitale europea
La conferma è arrivata durante l’incontro virtuale del Consensus 2020: il suo discorso integrale è stato riportato anche all’interno del sito della Banca Centrale Europea. Il finanziere non lascia dubbi su quello che sarà il percorso dell’istituto in materia di criptovalute:
Una recente indagine condotta dalla Banca dei Regolamenti Internazionali presso 66 banche centrali mostra che oltre l’80% lavora sulle valute digitali delle banche centrali (CBDC) La Banca centrale europea è una di queste.
È importante sottolineare una cosa: al momento i tempi per il lancio non vengono considerati ancora maturi, basti pensare a come l’Europa stessa ancora basi il 76% delle sue transazioni sul denaro contante, nonostante alcune iniziative dei singoli stati membri per favorire l’uso di asset differenti.
Tra le altre cose Non bisogna dimenticare che in situazioni di emergenza come questa, dettata in questo caso dalla pandemia di coronavirus, la richiesta di uso del contante di solito aumenta. I numeri parlano chiaro: all’interno dell’Unione Europea, a marzo 2020, la circolazione di contante ha raggiunto il record storico di 19 miliardi di euro. Insomma, l’istituto centrale europeo al momento non ha nessuna intenzione di lanciare una corsa alla criptovaluta, ma ci ha tenuto ad annunciare ufficialmente che vi sta lavorando sopra.
Pro e contro della valuta europea digitale
Quando si parla di pro e contro in merito a una criptovaluta europea, bisogna entrare nello specifico della situazione, tenendo conto che una sorta di valuta digitale europea già esiste. La BCE infatti emette già denaro digitale per le operazioni di credito all’ingrosso ma con un numero di sogetti finanziari molto limitato: niente a che vedere con una CBDC al dettaglio.
In questo caso, ha spiegato Yves Mersch, come per tutte le criptovalute e ancora di più per quelle di Stato, vi sarebbe bisogno di una “solida base giuridica, in linea col principio del conferimento e sensi del diritto europeo“.
Insomma servirebbe una legislazione adeguata e la creazione di una rete centralizzata in grado di dare vita a una stablecoin degna di questo nome. Per fare ciò questa valuta digitale dovrebbe essere emessa dalla Banca Centrale Europea proprio come avviene con gli euro e dovrebbe essere scambiata con moneta cartacea attraverso dei token digitali. Se da una parte l’emissione di valuta centrale digitale potrebbe rappresentare una manna dal cielo per le transazioni, dall’altra uno dei contro più importanti e quello di riuscire a rimanere all’interno di un sicuro ambito giuridico.