Brexit, i cittadini britannici ci ripensano?

La Brexit, ovvero l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, è destinata a portare con sé molti cambiamenti politici ed economici: secondo un sondaggio recentemente condotto, con il senno del poi, almeno il 57% dei britannici voterebbe a favore del rimanere nell’UE.

 

Tempi molto stretti per trovare un accordo

Quel che è certo, al momento è che vi sono solo sei mesi di tempo per trovare un accordo visto che a metà giugno, nonostante Irlanda del Nord, Scozia e Galles fossero contrarie, il governo di Boris Johnson ha reso noto di non avere nessuna intenzione di richiedere una proroga del periodo di transizione per il completamento del negoziato oltre la scadenza del 31 dicembre 2020. I tempi sono quindi molto stretti, dato che teoricamente il testo dell’accordo deve essere ratificato entro quella data ma deve essere pronto prima e deve essere accettato da tutti i paesi europei, ben 27.  Ecco che un deal deve in realtà essere trovato tra settembre e ottobre: nel caso non venisse stabilito un accordo di libero scambio (FTA) soddisfacente, dovrebbero essere messe in campo tariffe e barriere di diverso tipo.

Johnson ha già preventivato di applicare  le norme standard dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) ed ha organizzato una potenziale transizione in tre fasi per non rendere traumatico il passaggio al proprio paese: tra le misure presenti anche una temporanea sospensione dei dazi e controlli non estremi  nei primi mesi del 2021.

Il problema nel trovare un accordo? Sia l’Unione Europea che la Gran Bretagna sono molto ferme nelle loro rispettive posizioni, tanto che lo scorso 19 maggio, il capo negoziatore David Frost ha confermato a nome del premier la proposta già presentata qualche mese fa che ricalca, con alcune sensibili modifiche, gli accordi di libero scambio tra Europa e Canada.

I cittadini? Vorrebbero rimanere in Europa

Secondo gli analisti la battaglia più dura che si dovrà affrontare per ottenere un deal è quella relativa ai servizi, che entrambe le parti attualmente si scambiano in modo reciproco in percentuali molto alte. Sul piatto delle trattative anche gli standard minimi di riconoscimento come ad esempio la possibilità di un professionista inglese di vedere riconosciuta la possibilità di esercitare nei paesi dell’Unione.

E i cittadini? Come anticipato sembrano aver ripensato un po’ alle loro posizioni: almeno stando all’European Social Survey, un questionario che viene svolto ogni due anni e che, conclusosi nel 2019 e quindi nel periodo pre-pandemia di coronavirus, ha visto il 56,8% degli inglesi intervistati volere rimanere nell’Unione Europea. Un risultato decisamente curioso, reso noto proprio nel quarto anniversario del referendum e prima dell’inizio della nuova tornata di negoziati dove Johnson è pronto a portare a casa anche la Brexit no deal, ovvero senza accordi.