Un via libera ottenuto sul filo del rasoio quello legato al Mes che non porta purtroppo la tregua tra le forze della maggioranza che il premier Giuseppe Conte avrebbe voluto.
Via libera al Mes sofferto
Le diverse anime del Governo stanno infatti facendo fatica a mantenere l’accordo su questo strumento finanziario che è sì passato alla Camera e al Senato ma dopo un tedioso tira e molla con i rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Il premier si è detto tranquillo nonostante sia palese che gli animi siano tutt’altro che sereni, ma chiede ai suoi deputati e senatori la massima coesione onde evitare problematiche che possano pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi di cui gli italiani hanno bisogno.
E se Italia Viva e Matteo Renzi chiedono meno dpcm e più interventi del Parlamento, il segretario del PD Nicola Zingaretti, pur essendo della stessa idea, usa toni più morbidi, invocando la ricerca di soluzioni capaci di risolvere tutte quelle questioni ancora prive di una risposta:
Ora per andare avanti è importante trovare soluzioni ai tanti nodi aperti. Le priorità da scegliere si devono basare su chiarezza e pazienza unitaria, collegialità e condivisione, rispetto dei ruoli e un adeguato coinvolgimento nei processi delle decisioni determinanti. Se questa volontà non si afferma tutto diventa difficile.
Motivo per il quale il segretario piddino auspica un maggiore coinvolgimento delle parti sociali per le decisioni future.
Recovery Plan per garantire interventi necessari
Intanto il premier Giuseppe Conte ci tiene a sottolineare che la struttura del Recovery Plan sarà utilizzata per evitare che si sprechino risorse e allo stesso tempo garantire che tutti gli interventi necessari verranno eseguiti. E non solo: il ruolo del Parlamento sarà più preponderante. Ha spiegato ai giornalisti:
C’è stato un colossale fraintendimento sulla struttura di missione che deve avere compiti di monitoraggio e non sottrarrà potere e competenze ai ministeri. Dovrebbe solo essere prevista una clausola di salvaguardia nel caso in cui le amministrazioni centrali non possano intervenire a esercitare i poteri sostitutivi.
Il premier ha poi sottolineato che non è specificato da nessun parte quanti manager dovranno essere utilizzati: ciò nonostante una struttura si rivelerà necessaria per monitorare i cantieri e rispettare i tempi. “Tutto ciò ha carattere ordinamentale“, ha sottolineato, non andrà in manovra ma in un apposito decreto legge sul quale il Governo si confronterà.
Insomma, il primo passo verso il Mes è stato fatto. Ora starà alle forze politiche essere in grado di trovare una quadra affinché le prossime decisioni in ambito economico possano essere prese con maggiore consapevolezza e più condivisione.