La Brexit? Praticamente fatta e senza cadere in quel “no deal” che parte dei conservatori inglesi avrebbero voluto e che buona parte della popolazione temeva.
Trovato accordo su temi scottanti
L’accordo è arrivato: ma cosa cambia per britannici ed europei? Uno dei punti più dolenti per entrambe le parti, sembrava essere la pesca con una contrapposizione Francia- Scozia molto accesa: da una parte i francesi volevano assicurata la capacità di pescare come fatto fino nelle acque britanniche secondo il libero mercato, dall’altra Boris Johnson voleva avere qualcosa per tenere buoni gli Scozzesi e la loro voglia di indipendenza. Ad averla vinta è stata l’Unione Europea con periodo di transizione di 5 anni per “restituire” le acque pienamente agli inglese e il pagamento del 25% del pescato in acque inglesi.
Altro punto dolente sono state le leggi sulla concorrenza e in questo caso, da quanto emerso è stata l’Europa a concedere di più rispetto agli inglesi: se l’Ue considererà concorrenza sleale in un campo quella degli inglesi potrà applicare quasi automaticamente, ma ci dovrebbero essere arbitrati indipendenti a confermarle, delle tariffe specifiche. In generale questo può essere considerato però un punto a favore di Italia e del Made In Italy che potranno agire con maggiore mano libera contro le contraffazioni dei brand italiani in ogni settore soprattutto per i prodotti Dop e IGP: a quanto pare la Gran Bretagna si troverebbe a pagare dazi importanti in caso di violazioni.
Dazi e ambito finanziario
Più in generale, per ciò che concerne i dazi, si è tentato un approccio soft da entrambe le parti, cercando di evitare quasi del tutto tassazioni aggiuntive a beni, alimenti, merci e componentistica britannici esportati verso l’Ue e viceversa. Va però detto che in questo caso ci si trova ancora ad affrontare un work in progress che per quanto richiederà tempo e ulteriore messa in campo di forza lavoro è senza dubbio più auspicabile per entrambi gli interlocutori di un “no deal”.
Le decisioni prese in ambito finanziario sono forse quelle che per ora, stando ad indiscrezioni, hanno creato maggiore danno al paese di Boris Johnson dato che le aziende inglesi, per mantenere la loro “equivalenza finanziaria” per operare in Unione Europea, dovranno aprire un ufficio o una sede nella stessa.
Per ciò che concerne l’Irlanda del Nord non è stata oggetto di specifiche discussioni dato che per almeno 4 anni essa rimarrà nel mercato unico europeo. Mentre cattive notizie vi sono per l’Erasmus, cancellato dall’anno 2021-2022 e per coloro che volevano entrare in Gran Bretagna per trovare lavoro: ora si dovrà avere prima un lavoro e poi si potrà entrare.