Per accedere ai 191,5 miliardi di euro dei Recovery Fund l’Italia dovrà rispettare ben 528 condizioni: è questo il risultato della fase di redazione e di trattative del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Italiano (PNRR) messo a punto con Roma. Tutte norme che favoriranno anche lo sfruttamento dei suddetti fondi.
Possibilità di controllo della Commissione Europea
Ora manca solo l’approvazione formale da parte del Consiglio Europeo, dopodichè i versamenti arriveranno nelle casse dello Stato italiano in 10 rate, erogate fino al 2026. Certo, 528 condizioni sembrano tante a livello teorico, ma nella pratica sono stati messi a punto dei traguardi qualitativi, concentrati nei primi anni e degli obiettivi quantitativi, misurati ben bene per gli ultimi anni di versamento. Va sottolineato che rispetto a quanto proposto inizialmente dal Governo, sono stati aggiunti almeno 100 obiettivi e alcuni sono stati modificati rendendoli più ambiziosi rispetto alla prima stesura.
La Commissione Europea deve comunque poter tenere sotto controllo il rispetto degli adempimenti presi e tra le opzioni che l’Europa ha in mano vi è quella di erogare parzialmente le rate. Va che sottolineato però che al momento manca ancora un criterio esplicito e di tipo quantitativo che leghi le risorse alle condizioni scelte.
Tra gli articoli più interessanti vi è il 52, dove si legge che nel rispetto della necessità di un conseguimento soddisfacente degli obiettivi riguardanti il piano vi è la possibilità “in via eccezionale [per] uno o più Stati membri, qualora ritengano che vi siano gravi scostamenti dal conseguimento soddisfacente […], di chiedere di rinviare la questione al successivo Consiglio Europeo” che si traduce in caso di mancato rispetto di alcune condizioni, come già sottolineato, nella possibilità per la commissione di optare per un pagamento parziale vincolando quella che è la parte non versata al raggiungimento, entro 6 mesi, delle condizioni registrate come mancanti.
Alcune criticità del PNRR da non sottovalutare
Il PNRR prevede quindi 214 traguardi e 314 obiettivi i primi sono concentrati nei primi due anni e riguardano l’introduzione di nuove riforme mentre gli obiettivi sono la maggioranza a partire dalla fine del 2023 e possono essere rappresentati sia da indicatori intermedi che da indicatori finali di un’opera o da indicatori di risultato intermedio di un intervento e indicatori di risultato finale dello stesso.
Secondo gli esperti la proposta italiana presenterebbe alcune criticità, in particolare i traguardi delle riforme non sono stati indicati con certezza e chiarezza, e vi sarebbe quindi un vincolo più debole a disposizione delle autorità italiane. Altro problema riguarderebbe gli obiettivi quantitativi che diventerebbero effettivi principalmente sul lungo termine e non nei primi anni e poi vi sarebbe una disfunzione tra la distribuzione delle erogazioni e le condizioni. Cosa significa? Molto semplice: tra il 2021 e il 2022 verrà erogato quasi il 37% del denaro ma nello stesso ambito temporale sono previste meno del 28% delle condizioni da rispettare.