General Motors vicina alla bancarotta dopo che il Congresso ha espresso il suo rifiuto a fornire aiuti straordinari per il settore in grosse difficoltà. Il piano di intervento a favore delle big three (GM, Chrysler e Ford) era stato votato mercoledì sera a larga maggioranza dalla Camera, ma al Senato sono emersi troppi punti di disaccordo, ed è stato bocciato con 52 voti contrari e 35 a favore.
Il ceo di Gm Rick Wagoner, si è sempre opposto a una bancarotta, convinto che la situazione della società peggiorerebbe ancora, visto che la fiducia dei consumatori diminuirebbe ulteriormente, ma probabilmente crede di non avere più scelta. Per cominciare Wagoner ha indicato oggi l’ intenzione di ridurre del 30% la propria capacità di produzione all’inizio dell’anno prossimo, chiudendo, parzialmente o totalmente, una trentina di stabilimenti di produzione negli Stati Uniti, in Canada e in Messico. Qual’è la situazione degli altri tre colossi di Detroit? La Chrysler, anch’essa in pesanti difficoltà, appartiene ad un gruppo di investitori, mentre la Ford ha fatto sapere di essere in grado per il momento di farcela da sola.
Cosa succederà ai colossi delle auto? General Motors e Chrysler hanno liquidità soltanto per questo mese. A gennaio potrebbero cominciare a non essere più in grado di pagare fatture e fornitori. La dirigenza sta mettendo a punto i meccanismi della bancarotta. Le conseguenze non rimarranno circoscritte al solo settore auto: il titolo azionario General Motors ha perso quasi il 40 per cento. L’industria dell’auto negli Stati Uniti è stata sempre un settore trainante e con il peggioramento della crisi le conseguenze sono pesantissime. Tutte le Borse mondiali hanno accusato perdite molto sostanziose. E l’occupazione americana? Milioni i posti di lavoro a rischio e cifre spaventose quelle che riguardano tutta l’economia, il sociale, la sanità. Alcuni osservatori sostengono che esista la possibilità che gli eventuali aiuti verranno concessi soltanto se le case costruttrici di automobili si impegneranno a realizzare auto più economiche e, soprattutto, spinte da propellenti alternativi.
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