La BCE monitora e tiene d’occhio la situazione ma non cambia per il momento politica monetaria: questo perché in generale le attese sono basse e nessun cambiamento diagnostico in merito all’economia della zona appare essere rilevante, non creando quindi le condizioni necessarie a un cambiamento.
Controllo particolare dell’inflazione
Prendiamo ad esempio l’inflazione: rispetto a ciò che è stato rilevato negli Stati Uniti, essa è ancora considerata transitoria e quindi non preoccupante, sebbene al momento vi sia pressione sul potere d’acquisto attraverso i salari reali. Un cambiamento nella politica monetaria non appare essere quindi giustificato al momento sebbene la BCE abbia ammesso che ora le previsioni sul valore sono comunque sempre attese al rialzo. Ecco perché il consiglio di febbraio sottolinea il persistere di uno stato di incertezza e l’intenzione di controllare in modo ravvicinato l’andamento dei prezzi, con il fine di tenere a bada le preoccupazioni e le reazioni dei “falchi”della Banca Centrale.
È importante, senza ombra di dubbio, che la BCE controlli l’andamento dell’inflazione ma i dati a disposizioni raccontano che quella complessiva e quella core sono distanti al momento con un calo ulteriore vissuto a gennaio e il fatto che il rialzo dei prezzi non abbia colpito tutti i settori, rende possibile ascrivere questa variazione in buona parte alle interruzioni sperimentate nel flusso delle forniture. Per quel che riguarda eventuali rialzi dei tassi di interesse per quel che concerne l’anno in corso la valutazione è stata rimandata a marzo.
Non escluso rialzo tassi nel 2022
In conferenza stampa la presidente della BCE Christine Lagarde in pratica non ha escluso che questo anno i tassi verranno rialzati e le sue parole hanno creato un po” di scompiglio nelle borse europee. E se l’andamento del cambio potrebbe a lungo andare con la sua tendenza alla flessione far ipotizzare un rischio di surriscaldamento prezzi per quel che concerne le importazioni già talvolta abbastanza “caldi” per via delle interruzioni nelle forniture, deve essere riconosciuto che i rendimenti, importantissimi, appaiono essere in rialzo sulle scadenze del medio e lungo periodo anche se ancora naviganti su bassi livelli: un fenomeno che secondo gli studiosi del settore potrebbe essere legato al rallentamento degli acquisti previsti dal Pepp, il piano pandemico.
Qualcosa però sta cambiando e non si può negare; i rendimenti a tre mesi sono aumentati e risultano più alti, seppur in modo marginale, rispetto a quelli a sei-otto mesi. E sui tassi, va ribadito, la posizione è cambiata e a marzo ci si può aspettare davvero di tutto una volta aggiornati i dati macroeconomici.