La BCE sarebbe pronta a rivedere la stretta monetaria che sembrava essere decisa a portare avanti, almeno nelle tempistiche e la motivazione risiederebbe nei meccanismi economici scattati per via dell’attacco della Russia nei confronti dell’Ucraina.
BCE pronta a essere ancora accomodante
I dati che giungono dall’Europa e nello specifico dal nostro paese parlando di un caro vita con i fiocchi: si parla di un dato per l’Italia pari al 5.7% secondo l’ISTAT. Un dato altissimo, il più alto dal 1995. La guerra ha purtroppo messo in atto altri fattori legati all’inflazione e un suo calo ai valori precedenti la pandemia non è qualcosa che può essere previsto con serietà. Ed è per questo motivo che Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea ha dichiarato, in occasione della conferenza “The Ecb and its Watchers“:
La Banca centrale europea è pronta a fare marcia indietro sui suoi piani di riduzione dello stimolo monetario, se fosse necessario di fronte ai rischi posti dalla guerra.
Insomma come sempre l’istituto ha sottolineato che in caso di necessità verranno messi in campo eventuali strumenti per affrontare la crisi. La specialista ha sottolineato come lo scenario creato dalla Russia attaccando l’Ucraina abbia portato “l’economia europea in un territorio sconosciuto” e di come la situazione sia stata in grado di rivelare “la nostra vulnerabilità collettiva che deriva dalla dipendenza economica da attori ostili”. Secondo la Lagarde è più probabile che l’inflazione di medio termine possa stabilizzarsi sull’obiettivo del 2%.
Philip Lane, capo economista della BCE ha sottolineato, parlando del piano approvato dal Consiglio direttivo della banca la scorsa settimana relativamente allo stop degli acquisti netti di titoli, che calibrazione avverrà ovviamente in base ai dati, nel caso questi fossero coerenti con il quadro di inflazione di medio termine giusto.
Fed e Bank of England alzano i tassi
Intanto le altre banche centrali di riferimento per l’Europa si sono mosse come previsto: la Bank of England ha deciso di alzare i tassi di interesse portandoli dallo 0,5% allo 0,75% con lo scopo di contrastare la crescita da record dell’inflazione nel Regno Unito che potrebbe arrivare fino all’8%. La stessa Federal Reserve ha fatto similarmente, aumentando i tassi dello 0,25% per far fronte all’inflazione salita fino al 7,9%.
La Fed ha fatto anche di più, annunciando altri sette rialzi nel corso di quest’anno. Non è semplice per gli istituti centrali mantenere un equilibrio generale tra il raffreddamento dei prezzi e l’evitare duri contraccolpi sulla crescita economica ora più incerta rispetto a qualche mese fa, quando la guerra e le sue conseguenze non erano uno scenario di cui tenere conto.