Il mercato automotive non se la sta passando benissimo soprattutto in Europa. E se nel resto del mondo sappiamo che Tesla ha rinunciato a lavorare in India, lo stesso non si può dire di Stellantis che al contrario vuole stabilizzare la sua presenza nel continente.
Mercato automotive alla ricerca di nuovi sviluppi
La motivazione del no di Tesla è da ricercare nella politica protezionista del governo di Nuova Delhi, il quale ha deciso d’imporre dazi per proteggere il proprio mercato automotive. Deve essere sottolineato che tale approccio dell’esecutivo indiano prevede dazi sull’importazione che arrivano fino al 100% sulle vetture dal costo superiore a 40 mila dollari. E questo a prescindere dalla tipologia di carburante usato. Questo significa che è prevista una maggiore tassazione anche per le automobili elettriche che lavorano a emissione zero.
Elon Musk non vede quindi opportunità di crescita e ha deciso di agire di conseguenza. A differenza di Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, che in India vede delle opportunità di crescita importanti. Il gruppo automobilistico è presente nel mercato automotive indiano con la Citroen e la Jeep. Si tratta di una presenza che rappresenta una frazione dei suoi ricavi non immensa, ma che secondo le stime, entro il 2030 potrebbero addirittura raddoppiare. Entro due anni Stellantis dovrebbe riuscire ad aumentare i margini di utile operativo portandolo a due cifre.
Questo approccio nei confronti dell’India è parte del piano strategico globale “Dare Forward 2030”. Le società racchiuse dal Gruppo dal 2015 hanno investito più di un miliardo di euro per far crescere i propri brand ed essere protagoniste del mercato automotive locale in modo sostenibile e in linea con la volontà del governo indiano.
India strategica per Stellantis
Deve essere sottolineato che l’India rappresenta un polo di approvvigionamento importante per tecnologia, componenti e veicoli ed è il centro dell’ICT di Stellantis. Va da se che ve ne sono di prospettive per la crescita del gruppo nel paese.
Stellantis India, come sottolineato da un comunicato dedicato, “è un componente essenziale del gruppo” con ben 2500 lavoratori e tre stabilimenti di produzione, un hub ITC, due centri R&S e un centro software. Ha precisato poi Tavares:
Siamo impegnati a far crescere e rafforzare la nostra presenza in India, rendendo questo Paese strategico un pilastro della nostra ambizione globale nel quadro del piano Dare Forward 2030.
E se si pensa che è l’unico paese che produce localmente quattro modelli di Jeep al di fuori dei confini statunitensi e uno della Citroen al di fuori della Francia non è difficile comprendere perché l’India sia ritenuta così importante per lo sviluppo del marchio.